Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/293


275


senza essere scoperta li esaminava dietro una gelosia. Le balzò il cuore di gioia allorchè riconobbe lo sposo, sì lungo tempo perduto e del quale non aveva mai cessato di piangere l’assenza; ma rimase egualmente stupita riconoscendone i compagni. Durò fatica a signoreggiar la propria emozione; ma non volendo scoprirsi prima di averli uditi, si ritirò nella sua stanza, e sparse molte lagrime che le sollevarono il cuore dal peso che l’opprimeva, prosternossi per innalzare fervide preci di ringraziamento ai protettore del giusto, a Dio che avea ricompensato la sua fiducia la lui con benefizi di continuo rinnovati, ed il quale le restituiva finalmente l’amico del suo cuore. Terminate le orazioni, fe’ pregare il sultano di spedirle un ufficiale di confidenza, che potesse ascoltare il racconto de’ cinque viaggiatori. Giunto l’uffiziale, lo fece nascondere in modo che udisse tutto senz’essere veduto, e copertasi d’un velo, sedè per ricevere i pellegrini. Introdotti questi, prosternaronsi colla fronte sino a terra. Li pregò essa di rialzarsi, e quindi favellò loro così: — Voi venite, senza dubbio, a dividere l’umile mio tetto onde domandarmi que’ consigli e quelle preci, le quali, per la grazia dell’Altissimo, furono talvolta propizie al peccatore pentito. Siate i ben venuti; ma siccome è impossibile dare consigli su cose che non si conoscono, o pregare senza sapere quali siano i bisogni di chi c’invoca, vi prego di narrarmi, colla massima franchezza, le vostre avventure; poichè una menzogna, od anche una reticenza, m’impedirebbe di prestarvi alcun servigio.» A tali parole, ordinò al cadì di rimanere con lei, e fece ritirare i quattro suoi compagni, volendo udirli separatamente, per risparmiar loro la vergogna d’una pubblica confessione. Il buon cadì, che nulla aveva a rimprorverarsi, raccontò il suo pellegrinaggio alla Mecca, la