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essendole interdetta ogni speranza di compire il pio suo viaggio, se il sultano volesse assegnarle un tugurio ed un tenue soccorso per sostentar la vita, passerebbe i giorni che le restavano a far orazione per sua maestà e pei sudditi.
«Il principe, uomo pio e religioso, fu commosso dalle disgrazie della dama, e le diede per asilo una casa attigua al palazzo, dove andava spesso a visitarla e ad intertenersi con lei intorno ad argomenti di religione; trattenimenti ne’ quali la dama dava sempre prova d’una ragionata e profonda pietà.
«Poco tempo dopo il suo arrivo, accadde che diversi tributari ribelli, i quali da qualche anno ricusavano di mandare le consuete contribuzioni, e contro cui il buon monarca non voleva usar rigore, benché il suo tesoro molto se ne risentisse, inviarono gli arretrati dovuti, nell’istante in cui meno vi si attendeva, domandando umilmente perdono della disobbedienza, e promettendo per l’avvenire una rigorosa esattezza. Il sultano attribuì il lieto avvenimento alle fervide preghiere della moglie del cadì, e partecipò il suo pensiero ai cortigiani, i quali, parlatone a lor volta, ed essendosi tale opinione rapidamente diffusa, tutte le classi del popolo accorsero in folla, nelle occasioni difficili, ad invocare le orazioni ed i consigli della pia donna, e tal era l’efficacia del suo intervento, che il numero de’ credenti cresceva giornalmente. Ogni volta la dama riceveva attestati della loro gratitudine, ed in breve i donativi ch’era costretta ad accettare ascesero a somme incalcolabili: la sua fama, oltrepassando i limiti del regno, a poco a poco si estese in tutti i paesi abitati dai fedeli, i quali accorrevano dalle diverse partì dell’Asia a sollecitare le sue preci; talché le fu allora mestieri prendere una vasta casa, dove manteneva gran numero d’infelici e ricoverava quantità di poveri che