dovea essere tutto dedito alla gratitudine. In fatti, giunti qualche giorni dopo sulla spiaggia del mare, avendo il giovane veduto un bastimento, gli fece alcuni segnali, ed esso mandò subito a terra una lancia; salitovi, recossi al vascello, e disse di avere una bella schiava da vendere, della quale voleva mille pezze d’oro. Il padrone del legno, il quale faceva sovente su quella costa commercio di schiavi, andò ad esaminare la moglie del cadì, e ne diede la somma richiesta. Appena lo scellerato ebbe toccato il prezzo della sua infamia, sparì, e la misera donna fu condotta a bordo del bastimento, persuasa che il compagno avesse approfittato di quell’occasione per sollevarla dalle fatiche, facendola trasportar per mare in qualche paese vicino alla Mecca. Ma non era ancor al termine delle sue sventure. In quella stessa sera ebbe a subire le brutali proposte del capitano, Il quale, maravigliato de’ suoi rifiuti, le annunziò di averla pagata mille pezze d’oro. Ebbe la misera bel protestare ch’era libera; il brutale non volle intender nulla, e minacciò d’usar della forza, se la resistenza si prolungasse; già la poveretta stava per soccombere, allorchè il vascello urtò in uno scoglio. Slanciossi il padrone sul ponte, e poco dopo il bastimento era in pezzi. Ma la Provvidenza non abbandonò la virtuosa donna, che, afferrata una tavola, fu sospinta sulla riva dopo essere stata più ore in balia dei flutti. Ripresi I sensi, inoltrossi nel paese: era un’amena campagna, copiosa di frutti e bagnata da limpidissimi ruscelli. Il secondo giorno giunse ad una bellissima città, e fu immediatamente condotta al sultano, il quale l’accolse con bontà, ed a cui ella disse d’essersi dedicata alla vita religiosa, e che andava a fare un pellegrinaggio alla Mecca, quando la nave che la portava naufragò sulla costa; che ignorava se alcuno de’ passeggeri si fosse salvato; ma che