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preso di vederne la porta aperta, ed una quantità di servi occupati a ripulire gli appartamenti e prepararli a ricevere il loro padrone, che, dicevano, aveva lor ingiunto, mediante un messo, di disporre ogni cosa, dovendo nel medesimo giorno rientrare in grazia del sultano, e tornar ad abitare in sua casa; il monarca, il quale, ben lungi dal pensare a por in libertà il ministro, ne aveva anzi quasi perduta la memoria, rimase meravigliato di tali discorsi; ma riflettendo che una lunga cattività poteva avere sconvolto il cervello al visir, ed esser possibile perciò che immaginasse di toccare al momento della sua liberazione, prese il partito di recarsi, favorito dal suo travestimento, a visitare il prigioniero. Comprati pani e foccacce in buon numero, col pretesto di soddisfare ad un suo voto di portar alimenti ai carcerati, recossi alla prigione, della quale il custode gli accordò volentieri l’ingresso, e giunse al visir, che trovò occupato a pregare con grandissimo fervore. — Vengo,» gli disse il principe, «a felicitarvi della prossima vostra liberazione, poichè, anche senza conoscervi, non cessava di far voti a tale scopo. Non ignoro che l’annunziaste ai vostri servi; ma temo non vi siate sollecitato di troppo, non avendo inteso parlare d’alcun ordine del sultano a tal proposito. — Potete aver ragione, caritatevole dervis,» rispose il prigioniero;«ma siate certo che, prima della fine di questo giorno, io sarò posto in libertà, e ripristinato nella mia carica. — Lo desidero,» riprese il principe; ma su che cosa fondate una speranza che mi pare sì difficile di veder realizzata? — Buon dervis,» rispose il visir,«sedete ed ascoltatemi.
«L’esperienza m’ha pur troppo insegnato che non si è mai più vicini alle sventure, di quando si è al colmo della felicità, e che del pari a dolore profondo quasi sempre succede inattesa la gioia. Un