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trasparente mussolina, si cavò i sandali, e postosi a sedere, d’improvviso si sentì, con altrettanta sorpresa che terrore, sprofondar sotto il sedile, e trovossi in un nero antro, dove la fievol luce d’una lampada gli permise distinguere cadaveri ignudi di molti infelici, che parevan assassinati di recente. Considerava con orrore il tremendo spettacolo, quando vide uscire da una botola, sin allora inosservata, un negro di ceffo feroce, che brandendo la scimitarra, sclamò: — Sciagurato, preparati alla morte.» Benchè pieno di terrore, il sultano conservò tutta la sua presenza di spirito. — . Di qual utilità,» gli disse,«può essere la mia morte a te od a quelli che guidano il tuo braccio? Non posseggo se non l’abito che indosso, ma risparmiami la vita: io sono abilissimo in un’arte che procurerà ai tuoi padroni immense ricchezze.» Que’ detti arrestarono l’infame manigoldo, il quale, andato a trovar il padrone, gli partecipò la proposta del vecchio dervis. Il trattore corse sull’atto ad assicurarsi della verità. — Datemi solo,» gli disse lo sfortunato monarca,«alcune canne ed alquanti giunchi tinti di diversi colori; vi farò un tessuto che potrete presentare al palazzo, ed il visir ve lo pagherà mille pezze d’oro.» Gli si presentò subito il necessario, ed in pochi giorni egli intrecciò una stuoia, nella quale ebbe la felice idea di far il racconto della misera sua situazione in certi caratteri noti soltanto a lui ed al suo ministro. Finito il lavoro, lo consegnò al trattore, il quale, ammiratane la bellezza, e non dubitando della somma che sarebbe per averne dal ministro, corse a portarlo alla reggia. Il visir, il quale dava in quel momento udienza, comandò che s’introducesse il mercante; ma qual non fu la sua maraviglia quando, avendo il trattore spiegato il tessuto, egli vi potè vedere rappresentato il pericolo imminente del principe, cui credeva nel serraglio! In