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e giunto alla porta, che trovò chiusa, si mise a bussare e chiamare, ma indarno, niuno essendogli venuto ad aprire. Scrisse allora un biglietto, nel quale domandava l’ospitalità per uno straniero infelice, ed attaccatolo ad un dardo, lo slanciò sui merli. Avventurosamente per lui, quel biglietto andò a cadere ai piedi della principessa, che in quel momento passeggiava in un cortile, e la quale, mossa a compassione, avendo pregato la nutrice d’aprir la porta, tosto presentossi Gioseffo, e nell’istante medesimo amore colpì del medesimo strale il suo cuore e quello di Haifa. Il giovane principe fu ammesso negli appartamenti, in cui rinnovaronsi più volte deliziosi colloqui, e da quel momento l’allegrezza e la felicità scesero ad abitare quel soggiorno.

«Alcun tempo dopo il sultano Sohul, afflitto per la partenza del figliuolo, spedì il nipote Yah per offerirgli perdono ed indurlo a tornare. Giunto il giovane sulla sponda del lago, seppe dalle genti di Gioseffo, essere il principe entrato nella cittadella, nè da quel punto non averne più udito parlare. Or non potendo penetrare in quell’asilo, Yah scrisse un biglietto, nel quale avvertiva il cugino della clemenza del padre e del di lui desiderio di rivederlo, ed attaccato il biglietto ad una freccia, anch’egli la scagliò nel palazzo, talchè cadde in giardino nel momento appunto che vi passeggiavano i due amanti. Il giovane, lieto al sapere che il padre gli perdonava i suoi errori, risolse tosto di tornar presso di lui, e comunicò il proprio pensiero alla donzella, cui l’idea della di lui partenza immerse in profonda desolazione. Assicurolla Gioseffo del pronto ritorno, protestandole che la sola pietà filiale poteva strapparlo da lei per qualche breve istante. Haifa però, accecata dall’amore, lo supplicò a condurla seco; ma costretta a riconoscere la forza delle ragioni di Gio-