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letta; ma mentre non pensavano se non alla felicità di trovarsi assieme, la madre della principessa, alla quale certi andamenti della figliuola aveano fatto nascere il sospetto d’un raggiro, e che, senza esserne scorta, l’aveva seguita per l’aria, venne di repente a presentarsi ai nostri spaventati amanti. Presa pei capelli la figlia, la battè, prodigandole i più duri termini ed accusandola d’avere, col suo affetto per un miserabile mortale, macchiato l’onore dei geni. La principessa rispose con fermezza riuscir inutili tutte le rimostranze, aver ella donato il suo cuore, e nulla esser capace di farla rinunziare al degno oggetto del proprio amore. Colpita la madre da tale risolutezza e disarmata dalla rara beltà del giovane, il quale erasi precipitato alle di lei ginocchia, implorando grazia per la sua diletta, acconsentì infine all’unione degli amanti: il matrimonio fu subito celebrato, e quest’isola, dal nome della principessa de’ geni chiamato Tukkalla, divenne la residenza degli sposi. Il magnifico loro palagio esiste tuttora dopo parecchi secoli; ed ora trovasi in mio possesso. Colà sta rinchiusa l’unica mia figlia, ch’io vi condussi, è ormai un anno, per sottrarla alle seduzioni d’un giovane cortigiano, che seppe ispirarle un’irresistibile passione.—

«Sbarcati i due visiri, volsero i passi verso il palagio; ma ognun giudichi della meraviglia e del dolore d’Ibrahim, allorchè seppe la scomparsa della figliuola e le inutili indagini fatte per rinvenirla. Vedendo però in mezzo ai servitori che aveva lasciato presso la figlia, un giovane forastiero, pallido, debole, e di melanconico aspetto, chiese il visir come si trovasse colà; gli fu risposto ch’era un mercadante d’Ispahan raccolto per carità in occasione d’un naufragio. Ibrahim allora consigliò il visir del sultano Dara di tornar addietro ad informare il suo padrone dell’inutilità delle loro ricerche, pregandolo in pari