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tano ed il suo visir gioirono trovando le quaranta fuggitive. Il capitano del vascello, il quale aveva colle sue lunghe corse espiato la reità della propria condotta, ottenne perdono e la restituzione della nave; ma il capo de’ ladroni fu arso vivo.

«Alcuni giorni dopo, celebrossi con grandissima pompa il doppio matrimonio dell’eroina e della figlia del visir coll’amante di quella; la corona passò sul capo del fortunato sposo e le due sultane vissero insieme felici e senza gelosia, tanto eguale fu divisa tra loro la tenerezza del principe.

«Il vecchio sultano ed il suo ministro, fatto lungo soggiorno in quella capitale, tornarono con numerosa scorta al paese nativo. Ma la figlia del visir e le trentanove sue compagne non acconsentirono ad accompagnarli se non sotto condizione che tornerebbero colà, quando avessero abbracciati i loro parenti, ed al ritorno poi sposarono i primari nobili del regno. In una parola, tutti i personaggi di questa storia gustarono per lunghi anni una felicità senza nubi, abbandonando di mano in mano codesta terra di esilio, per andar a godere, in un mondo migliore, dell’eterniià promessa alla virtù.»

L’aurora sorgeva in quella, per cui la sultana delle Indie con licenza del consorte, rimise all’indomani il nuovo racconto, cui si accinse infatti nel modo seguente: