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ricchezze che vi stavano ammassate, e trasportatele sulle navi insieme a grande quantità d’acqua e di provvisioni da bocca, levata l’ancora, allontanaronsi trionfanti da sì pericolosa spiaggia.
«Continuando la navigazione per alcune settimane, scoprirono nuovamente terra, e risolute di accostarvisi, scorsero un porto spazioso, intorno al quale sorgeva una città, i cui edifizi alti e magnifici andavano adorni di gradinate di marmo, che scendevano sino al mare, e coronati da cupole e da minareti sormontati da frecce d’oro. L’intrepida viaggiatrice, fatta quivi gettar l’ancora, coprissi, come pure le compagne, di magnifici abiti virili, e si fece condurre a riva. Sbarcando, trovarono tutta la città in gramaglia per la perdita del suo sovrano, mancato da pochi giorni. La vista d’uno straniero, seguito da sì splendido corteggio, destò moltissima maraviglia; la notizia ne fu subito recata al visir, che governava in qualità di reggente sino alla scelta d’un nuovo monarca, che si doveva eleggere, ed il ministro credè vedere in questo inaspettato arrivo l’opera e la volontà del destino; laonde, recatosi immediatamente dall’eroina, cui prendeva per un principe, invitolla ad assistere all’elezione, informandola in pari tempo come, ogni qual volta moriva nel regno un sultano senza posterità, la legge volea si scegliesse a di lui successore la persona sulle cui spalle scendesse un uccello, che lasciavasi libero in mezzo alla gente raccolta sulla piazza del palazzo. Accettò il supposto principe l’offerta d’essere testimonio della curiosa cerimonia, e fu colle compagne condotto in un magnifico padiglione, aperto d’ogni parte, d’onde poteva veder ogni cosa. L’uccello, sciolto da’ legami, sollevossi nell’aria a grande altezza, d’onde scendendo poi a spire, volò più volte intorno alla piazza, sfiorando il volto degli spettatori, ed infine, slanciatosi nei padiglione, dove stavano