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adunque Abu-Niut al palazzo, ottenne di essere presentato al sultano: prosternatosi, secondo l’uso, offrì di scacciare lo spirito maligno, domandando per prima ricompensa che si risparmiasse il medico. Acconsentì il sultano alla richiesta, ma gli dichiarò che, ove non riuscisse nell’impresa, sarebbe stato in un coll’altro posto a morte come indegni ciarlatani. Abu-Niut desiderò che si attendesse sino venerdì, supplicando il principe di far osservare quel giorno in modo solenne, acciocchè le preghiere di tutti i veri credenti attirassero sull’operato le benedizioni del cielo. Il sultano acconsentì a tutto: il supplizio del medico fu sospeso, ed il sovrano diè ordine di custodirlo in palazzo, dove fu pure assegnato un appartamento ad Abu-Niut. Si bandì poi nella città l’ordine dell’esatta celebrazione del servigio divino, minacciando dello sdegno reale chi non vi si uniformasse.

«Il venerdì seguente, messasi in preghiera tutta la città, Abu-Niut preparò, come aveva indicato il genio, l’infusione d’assenzio; poi, introdotto nell’appartamento della donzella, che trovavasi in profondo sopore, glie la sparse sotto i piedi. Tosto fu inteso un altissimo strido, ed ella si destò come da doloroso sonno, chiamando le sue donne perchè l’aiutassero a vestirsi. La felice notizia della liberazione della principessa fu all’istante portata al padre, il quale corse, trasportato di gioia, ad abbracciare la diletta figliuola ordinando in pari tempo allegrezze pubbliche e copiose elemosine, e volendo che Abu-Niut chiedesse egli medesimo il premio dell’importante suo servigio. Il medico che avea fallito, fu posto in libertà con un ricco regalo. Abu-Niut, colpito dall’avvenenza della principessa, la chiese per guiderdone in matrimonio; il sultano, consultati i visiri, fu da essi sollecitato a rimettere alla domane la risposta, esi-