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ed un sorcio. Invogliatosi di fare quel bizzarro acquisto, comprò le tre bestie, le quali doveano distrarlo da’ suoi affanni colle gherminelle gli scherzi loro. Ma quei pretesi animali erano stregoni, che, per ricompensare il generoso pescatore delle sue cure e della sua bontà, determinatisi di rimetterlo al possesso di quanto aveva perduto, l’informarono del loro divisamento. Li ringraziò egli giubilando, e tutti e quattro si misero in cammino per trovare il palazzo, l’anello e la principessa. Dopo un lungo viaggio, giunsero alle sponde dell’Oceano, da cui videro l’isola che racchiudeva i preziosi oggetti delle loro ricerche. Il cane allora traversò a nuoto il mare, portando sul dorso i due compagni, e poi si diressero tutti al palazzo. Entratovi il sorcio, e visto l’Ebreo addormentato sur un sofà con accanto l’anello, addentatolo, corse a raggiungere gli amici, e tutti e tre si accinsero a rivarcar il mare; ma giunti alla metà del tragitto, il cane s’invogliò di portar l’anello in bocca; il sorcio vi si oppone pel timore non lo lasciasse cadere; il cane allora minaccia i compagni, se ricusavano, di sommergerli nell’onde; talchè il povero sorcio, allarmato per la propria vita, cedette l’anello al cane, il quale, nel volerlo addentare, lo lasciò cadere. Approdati, narrarono la disgrazia al figlio del pescatore, ed egli, disperato del funesto caso, volea darsi la morte; ma mentre stava per eseguire il fatal pensiero, comparve un pesce enorme con in bocca l’anello, il quale, avvicinatosi alla riva, depose il talismano ai piedi del giovane, dirigendogli queste parole: — Io sono il pesce che salvasti da morte, e così ricambio il tuo benefizio.» Il pescatore, al colmo della gioia, recessi alla capitale dello suocero: giunta la notte a fregato l’anello, ordinò ai geni di rimettere nel primiero luogo il palazzo, il che avvenne sul momento. Pigliò quindi l’ebreo e lo fe’ gettare in un rogo ac-