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monio, ma il giovane lo trattenne dicendo: — Ho prima da consultare un amico; permettete che mi ritiri: tornerò in breve.» Il sultano acconsentì, ed il principe, andato a trovare il suo buon genio, l’informò dell’occorso, e dell’offerta fattagli dal sultano. — Accettala,» rispose la sua guida, «sotto la condizione che, se sposi sua figlia, ti sarà permesso di condurla nel tuo regno.» Infatti, egli propose quella condizioue che fu accettata, e si celebrarono colla massima magnificenza le nozze, dopo le quali, rimasto un mese e tre giorni nel palazzo reale, si dispose a partirne colla moglie per tornare ne’ propri stati.
«Al momento della partenza, il suocero gli fece dono di cento di quei grappoli composti di smeraldi e diamanti. Quindi il nostro eroe recossi, unitamente alla consorte, presso al genio, il quale, fattili salire sulle spalle e preso il voto, discese due ore dopo nelle vicinanze della capitale dell’isola de’ Kaffi. Il principe allora, presi quattro de’ suoi frutti, corse alla reggia, e li presentò al sultano, il quale, tutto maravigliato, sclamò: — Non c’è da dubitarne: questo giovane straniero è protetto dal cielo o da qualche possente genio; altrimenti come avrebb’egli potuto fare in men di tre mesi un viaggio di trecento anni? Descrivimi, te ne prego,» chiese, volgendosi al principe, «descrivimi questa famosa isola dei Neri, e non risparmiarmi nessuna particolarità.» Avendo egli soddisfatto alla di lui domanda, il sultano soggiunse: — Nobile straniero, tu puoi con tutta fiducia chiedermi tutto che desideri. — Non bramo che di portar meco i miei uccelli. — Sono tuoi, ma degnati ascoltarmi. Ogni anno, in un giorno fisso, e quel giorno fatale è giunto, vedesi piombare dall’alto di quel monte un enorme avvoltoio che lacera uomini, donne e fanciulli: combatti per noi, liberaci da quel mostro, e saranno tua ricompensa la mano ed il cuore di mia figlia. —