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il re. — Abbian trovato morto l’orribile mostro che ogni anno divorava i figli e le figliuole nostre.»
Tanto fu il giubilò del sultano per quel fausto avvenimento, che, sospesa l’esecuzione, sclamò: — Mi sia subito presentato il valoroso che uccise il mostro; giuro per colui che m’investi del regno, di dargli in matrimonio mia figlia, con tutto ciò che possa desiderare, foss’anche la metà dell’impero.—
«Bandita la proclamazione del sultano, più giovani presentaronsi, che tutti pretendevano di aver riportata l’insigne vittoria, ed in diverse fogge raccontavano il combattimento: il che fece sorridere il principe. — È cosa assai strana,» disse il sultano, «che un reo, in posizione sì disperata, sia tanto incurante per sorridere.» Mentre il monarca rifletteva su quell’avvenimento, venne un eunuco del serraglio a pregarlo di recarsi dalla figliuola, la quale aveva qualche cosa d’importante da comunicargli. Egli, subito alzatosi, lasciò la sala dell’udienza.
«Entrando il monarca nella camera della figlia, le chiese per qual motivo lo avesse mandato a chiamare con tanta fretta. - Brami tu» quella rispose,» conoscere chi uccise il mostro, e ricompensarne la bravura? — Per quel Dio che ha creato sudditi e sovrani,» sclamò il sultano, «mia prima offerta, se giungo a scoprirlo sarà di dartelo in consorte, qualunque sia la sua condizione ed il paese che l’ha veduto nascere. — Il vincitore del mostro,» ripigliò la fanciulla, «è quel giovane che, entrato nel giardino delle gemme, volea portarne via alcuni frutti, e che tu sei in procinto di mettere a morte.
«A quei detti, il sultano, tornato al consiglio, e volto al principe, gli disse: — Giovane, lo ti faccio grazia. Ma sei proprio tu che ci liberasti dal mostro? — Sì,» l’accusato rispose. Il monarca volea immediatamente far venire il cadì onde stipulare il matri-