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«Dopo due ore di volo, il genio calò, ed il principe trovossi nell’isola Nera. Tosto si diresse verso il giardino nel quale trovavansi i maravigliosi grappoli, ma un mostro spaventoso gli mosse incontro. Il principe, con istupenda agilità, sguainata la spada, lo percosse con tanta destrezza, che il mostro cadde morto a’ suoi piedi, con orribili ululati. La figlia del sultano, avendo veduta dalle finestre dell’harem il combattimento, colpita dalla leggiadria e dal coraggio del principe, sclamò: — No, giovane eroe, nulla può opporsi al tuo valore, nè resistere alle tue attrattive!» Ma nè la vide il gagliardo, nè giunse ad udire l’elogio.»

NOTTE DLXXXVIII

«Vinto il mostro, il nostro eroe inoltrossi verso il giardino, di cui trovò la porta aperta, ed entrando, vide una moltitudine d’alberi artificiali carichi di pietre preziose. Uno fra gli altri ne osservò che somigliava ad un tralcio di vite, ed i cui frutti erano diamanti e smeraldi. Ne avea già colti sei, e stava per uscir dal giardino, allorchè, incontrato da una guardia, gettò questa il grido d’allarme, e subito accorsi i compagni, si arrestò il ladro e fu condotto davanti al sultano, al quale dissero: — Sire abbiam trovato questo giovane che stava rubando i frutti del giardino delle gemme.

«Irritato il sultano, era per farlo morire, allorchè una turba di popolò entrò nella sala gridando: — Buona nuova pel nostro sovrano! — E quale?» chiese