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potendo il luogo somministrare veruna provvigione, ingiunse alla sua gente di uccidere cinque pecore del gregge seco loro condotto, e prepararle in varie fogge ad uso di vivanda. Ciò disposto, il principe fece 1e sue abluzioni, e sedè cogli altri primari ufficiali del seguito.

«Avevano appena cominciato il pasto, allorchè comparve dinanzi al giovane un genio di quelle ruine. — Ti saluto, sovrano del deserto,» gli disse il principe, inchinandosi con rispetto; «sii il ben venuto.» Ed aggiunse altre parole cortesi ed affettuose, nel proferire le quali, avvedendosi che i bei capelli del genio gli cadevano in disordine sul volto e giù per le spalle, prese un paio di cesoie e glieli tagliò; poi, datagli acqua per le sue abluzioni, gli offrì di partecipare alla mensa.

«Accettò il genio, e contento dell’affabilità del principe, gli disse: — La tua venuta in questi luoghi mi sarà cagione di morte; ma fammi sapere lo scopo del tuo viaggio.» Il giovane gli raccontò quant’eragli accaduto alla caccia, e la risoluzione presa di penetrare nel regno de’ Kaffi. Udito che l’ebbe il genio: — Figlio di sultano,» soggiunse, inaccessibile è quel paese per te, nè tu vi sapresti pervenire, poichè la sua lontananza da qui esigerebbe al viaggiatore più infaticabile trecento anni di cammino. Come puoi dunque sperare di giungervi e sopratutto di tornarne? Ma, o figlio, il vecchio proveribio dice che il bene ha da essere pagato col bene, col male il male, e niuno è più crudele o più benefico dell’abitator del deserto. Siccome tu mi trattasti generosamente, la tua bontà ti sarà ricambiata. Lascia qui i tuoi seguaci ed i bagagli e partiamo soli assieme.» Subito il principe separossi dalla sua comitiva, ed il genio, turategli le orecchie, se lo prese sugli omeri e partì colla velocità del lampo.