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altro oggetto, senza tormentarti per cosa che non potresti conseguire giammai. — Per Allah e la sua onnipotenza,» sclamò vivamente il giovinetto, «nulla potrà impedirmi di visitare il bel paese di cui mi parli.» E lasciato il saggio, proseguì la sua strada, piena la mente del paese dei Kaffi.

«Di ritorno alla reggia, il padre, vedendo il suo turbamento, volle sapere che cosa gli fosse accaduto, e quand’ebbe udito le sue inutili corse e gli avvisi del vecchio: — Figliuolo,» gli disse, «abbandona tal pazza chimera, e fa che più non ti tormenti, poichè chi brama una cosa impossibile, si consuma di cordoglio prima di poter ottenere l’oggetto degl’insensati suoi voti. Riprendi un po’ di calma, e non affannarti più oltre. — Ah padre!» rispose il principe; «dopo le parole del venerabile vecchio, l’anima mia arde vie maggiormente della brama di possedere quell’uccello. Un sol istante di riposo non godrò se non nel paese de’ Kaffi, e dopo aver visitati i giardini che racchiudono sì amabili creature. — Ahi! mio caro figlio, pensa quanto la tua assenza amareggerà tua madre e me, e per amor nostro rinunzia a quest’inutile viaggio.» Ma tutte le rimostranze del sultano non valsero a rimoverlo dalla sua risoluzione, e fu d’uopo lasciarlo partire. Il nostro avventuroso giovinetto camminò dunque un buon mese senza che nulla gli accadesse di notabile, sinchè, pervenuto in certo sito, gli si affacciarono tre diverse strade, dove ergevasi una piramide, ciascun lato della quale era rivolto ad una delle strade medesime. Sopra l’uno stava scritto: Via della salute; sul secondo: Via del pentimento; e sul terzo: Chiunque seguirà questa strada, non tornerà probabilmente più indietro. — Mi appiglierò a quest’ultima,» disse il principe; ed entratovi, camminò per venti giorni, dopo de’ quali giunse vicino ad una città deserta, i cui edifici cadevano in rovina. Non