Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/206


192

so. — Caro fanciullo»» soggiunse allora il sultano, e l’Onnipossente ha creato esseri di mille diverse forme; senza dubbio v’hanno molti uccelli superiori d’assai a quello che tanto desideri. — Può darsi,» rispose il principe, «ma io non prenderò cibo se non abbia in mio potere quello che m’occupa tutto il pensiero.»

NOTTE DLXXXVII

— «Il giorno seguente tornò il giovinetto a caccia, e giunto nella pianura, al medesimo sito del dì prima, vide di nuovo l’uccello verde. Dopo averlo assai tempo tenuto di mira, gli scagliò un dardo; ma l’uccello, schivandolo, alzossi nell’aria. Spronò il principe a tutta possa il cavallo, ed inseguì la preda senza sostare sino al tramonto. Allora, fermatosi, estenuato dalla fatica, tornò alla città.

«Siccome camminava lentamente, e la stanchezza e la fame aveangli esauste le forze, incontrò un uomo d’aspetto venerabile, il quale gli disse: — Principe, pare che tanto tu quanto il tuo cavallo siate oppressi di stanchezza; che cosa ha mai potuto ridurvi a tal condizione? — Padre,» il giovinetto rispose, «ho inseguito indarno un bell’uccello verde, che desidero moltissimo di possedere. — Figliuolo,» rispose il vecchio, «quand’anche lo inseguissi un intero anno, non riusciresti a raggiungerlo. Quell’uccello viene da una città del paese de’ Kaffi, ove sono giardini deliziosi, popolati d’uccelli consimili e di molte altre specie ancor più belle. Gli uni cantano in modo incantevole, gli altri parlano come gli uomini. Ma, oimè! tu non potrai mai penetrare in quel beato soggiorno; credi dunque a me, rinuncia al possedimento di quella bestiuola, e volgi l’animo ad