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allegrezze e di splendide feste, i due sultani, colle figliuole, seguiti dalle loro forze riunite, si posero in via per l’Yemen, a penetrar nel qual paese fu d’uopo attraversare la capitale del primo sultano, di cui Aladdin aveva sposata la figlia, dopo averla strappata all’ingordigia del mostro.

«All’arrivo dei due monarchi in quella città, una spiegazione consimile alla prima indusse il terzo sultano a seguire i due altri in cerca del marito di sua figlia, che volle anch’essa unirsi all’altre due. Si posero pertanto in cammino, e strada facendo, quella che aveva perduto l’uccello, ebbe dalle compagne le particolarità più gradite intorno alla bellezza di Aladdin, al di lui coraggio ed al suo spirito; talchè il ritratto che glie ne fecero, raddoppiò la di lei impazienza di vederlo. Infine, dopo una lunga e non interrotta marcia, i tre sultani giunsero all’Yemen, e verso il cader del sole stabilirono il campo non lungi dalla capitale, in una fertile e lussureggiante pianura.

«Non fu senza maraviglia, nè qualche timore che il sultano dell’Yemen vide quel numeroso esercito accampato a sì breve distanza dalla sua capitale; ma nascoste le proprie inquietudini, impartì ordini perchè la città fosse posta al sicuro d’ogni sorpresa durante la notte. La mattina però dissiparonsi tutte le sue ambasce, allorchè i sultani alleati, deputatogli un ambasciatore, carico di ricchi doni, venne questi ad assicurarlo, da parte loro, che non meditavano nulla d’ostile contro di lui, ed a pregarlo di volerli onorare d’una visita nel loro campo. Il sultano, accampagnato dalla corte, e con pomposo treno, recessi all’invito dei tre sovrani, i quali lo ricevettero coi saluti e le cerimonie d’uso, conducendolo quindi in una magnifica tenda di velluto cremisi con frange e cordoni d’oro, aste d’argento massiccio, e fodera