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riuscir inutili tutte le loro cure, determinaronsi a formare un consiglio che governasse durante la sua assenza. Dodici lune erano trascorse quando lo si vide tornar appunto nel momento in cui meno lo si aspettava. Era vestito di nero, d’eccessiva tristezza, e nulla potea sollevarlo. Infine, la sua insensibilità per tutte le cose relative alla vita diventò tale, che non erasene mai avuto esempio.
«I grandi del regno ed i visiri vennero a chiedere i suoi ordini, ma egli non volle darne alcuno. La sua indifferenza era tale, che non s’avvide dell’attaccamento singolare per lui concepito dai sudditi. Pure il principe era tanto amato, che il consiglio non volle eleggere altro re e risolse d’aspettare, per dieci anni, che avesse ricuperato lo spirito ed il carattere amabile, insomma tutte le belle doti che avevanlo fatto adorare. Inutili riescirono le istanze, onde indurlo a dimorar nella capitale; egli aveva deciso di allontanarsene, e vedendo impossibile di far accettare la propria abdicazione, si ritirò in una casetta costruita su d’un solitario monte, cui elesse per terminarvi i suoi giorni, senz’altra compagnia fuor di quella di una sorella chiamata Zahide. Questa principessa amava teneramente il fratello fin dall’infanzia; la sua beltà, la gioventù e lo spirito n’erano meno stimabili della sua pietà e del suo attaccamento pel santo Corano, che sapeva tutto a memoria.
«Ignoravasi la cagione dei dispiaceri del re; egli aveva sempre rifiutato di rispondere alle interrogazioni voltegli a tal proposito. Dopo essere stato qualche tempo nel suo ritiro, cadde pericolosamente ammalato, nè volle essere curato che da Zahide, sua sorella, la quale raddoppiò le preci per ottenere la guarigione del diletto fratello.
«La sua affezione non l’accecò sull’inutilità dei rimedii, e vedendo vicino il momento fatale in cui