Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/198


184


tanto caro. Se mai ti pigliasse amore di me, o se desideri ritrovare il piccolo tuo favorito, recati alla capitale di mio padre.» Indi partì, e giunto alla pianura, vi si fermò per riposare sino alla mattina.

«Allo spuntar del giorno, rimessosi il principe dalle sue fatiche, invocò l’Onnipossente affinchè lo proteggesse ed impedisse che fosse scoperto, e continuò il suo cammino sino al tramonto. Allora, scorgendo un campo d’Arabi, vi chiese asilo, e fu accolto con premura dal capo, il quale, vedendolo possessore dell’uccello, disse fra sè: — Questo giovane dev’essere favorito dal cielo, che senza tale soccorso, certo non avrebbe potuto conseguire un bene, pel quale tanti illustri personaggi perdettero la vita.» Gli prodigò dunque tutte le cure d’una generosa ospitalità, ma non si permise veruna interrogazione. La mattina seguente, quando si separarono, il capo degli Arabi augurò al principe ogni sorta di prosperità, e gli fe’ dono d’un bellissimo destriero; avendolo Aladdin ringraziato e voltigli i suoi saluti, viaggiò poi senza fermarsi sino alla capitale paterna. Se non che, incontrato nella pianura dai due fratelli, che avevano fallito nella loro spedizione, e vedendo essi in mano del giovane l’uccello e la gabbia, lo rovesciarono da cavallo, e lasciatolo semivivo sul luogo a furia di percosse, rientrarono trionfanti nella città, e presentata al sultano la gabbia, inventarono un’artificiosa novella dei pericoli incorsi nel procurarsela; il sultano, ascoltati con molto interesse i particolari delle pretese loro avventure, colmolli di elogi o di prove d’affetto. Intanto il misero Aladdin ritiravasi presso alla madre, furibondo dell’atroce violenza patita.

«Raccontando alla genitrice i suoi casi, il giovane pianse la fatta perdita, e le manifestò la concepita risoluzione di vendicarsi de’ perfidi fratelli; ma