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mo e sclamò: — Giusto Iddio, perchè il mìo cuore è si pieno di giubilo?» E tosto, seguito dalla corte, recossi al campo del principe, al quale presentato, fu da questi accolto con tutti gli onori dovuti al suo grado. Vestiva il giovane un abito ricchissimo, sotto il quale il sultano non l’aveva mai veduto, cosìcché non venne ravvisato dal padre. Seduti che furono ed impegnata la conversazione, disse al sultano: — Che n’è del tuo figliuolo minore?» A tali parole, che ridestavano tutti i suoi affanni, il vecchio sultano struggeasi in lagrime, e rispose, con voce interrotta dai singhiozzi, come l’estrema bontà del giovinetto lo avesse trascinato alla propria perdita, e fosse divenuto preda delle bestie feroci. — Consolati,» riprese il principe; «l’Onnipotente protesse il tuo figliuolo; egli esiste, e trovasi in buona salute. — Possibile?» sclamò il sultano; «ah! dimmi dove possa trovarlo! — Fra le mie braccia, o padre!» il giovane riprese. Ed il vecchio sultano, fuor di sé, gettossegli al collo, e poco mancò non soccombesse alla piena della gioia.

«Rimesso dall’emozione, pregò il figliuolo a raccontargli le sue avventure, e questi tosto lo soddisfece. Aveva appena terminato, quando sopraggiunsero i fratelli, i quali, vedendolo circondalo di tanto splendore, confusi, chinarono la testa, non sapendo trovar parola di rimorso o di tenerezza, chè la vista della pompa del fratello non fece che accrescere la loro invidia. Voleva il sultano farli porre a morte, giusta punizione di tal tradimento; ma il generoso principe ne impetrò la grazia, dicendo: — Abbandoniamoli all’Altissimo; chiunque fa male, troverà in sè medesimo la pena. —

«Finito ch’ebbe il viaggiatore il suo racconto, il sultano, che lo aveva ascoltato con molto interesse, gli donò una borsa piena d’oro ed una bella ver