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grità, da non venire più altrimenti accennato che col nome del giusto visir

Il dì non sorgeva ancora, e tosto la sultana delle Indie l’accinse a cominciare un’altra storia, con licenza di Schahriar.


IL SULTANO ED IL VIAGGIATORE

MAHMUD-ALYEMEN.

— Un sultano, che da molto tempo annoiavasi dei troppo facili piaceri che ciascuno faceva a gara di procurargli, sentendosi una sera tristo e melanconico, chiamò il visir e pregollo di trovargli qualche distrazione. — Ho un amico,» rispose il ministro,» di nome Mahmud-al-Yemen, il quale, avendo viaggiato moltissimo, fu testimonio di molte meravigliose avventure, e che può riferirvi cose sorprendentissime. Se volete, posso condurvelo. — Sì,» disse il sultano, «mi sarà gradito l’udirlo.» Corse tosto il ministro a prevenire l’amico del desiderio del principe, e Mahmud recossi immantinente alla reggia; giunto al cospetto del sultano, gli fece il rispettoso saluto che si deve ai califfi, e recitò una preghiersa in versi per la prosperità del principe; il quale, resogli il saluto, invitollo a raccontargli qualche istoria che potesse dissiparne la noia.»

L’alba interruppe il racconto, che la sultana proseguì di tal guisa in questa e nelle successive notti: