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NOTTE DLXXXIII

— Dopo molti giorni di riposo, recossi al mercato, dove stavano gli operai in cerca di lavoro, e vi aspettava da qualche tempo, quando gli s’accostò una donna, la quale chiesegli se volesse occuparsi. Risposto di sì, gli propose di venir a raccomodare nel suo cortile un pezzo di muro che minacciava rovina; acconsentitovi, lo condusse seco a casa, gli mostrò cosa dovesse fare, e gli diè un buon pasto. Reso grazie a Dio, perchè avevalo salvato dal pericolo, e lo metteva in grado di guadagnarsi il vitto, s’accinse all’opera e lavorò sino al tramonto del sole, in cui la donna venne a pagarlo, raccomandandogli di tornare il giorno seguente.

«In fatti, la mattina dopo tornò al lavoro, e fu ben trattato come il dì precedente. Verso mezzogiorno, riparando le fondamenta del muro, scoprì un vecchio vaso pieno di danaro, e portatolo via, vi trovò dentro cento pezze d’oro. Nel tornar quindi all’opera interrotta vide un uomo, seguito da molta gente, il quale portava in testa un forziere che offriva di vendere per cento pezze d’oro, ma di cui ricusava dire il contenuto. Simile negozio, che a tutti pareva assai ridicolo, punse al vivo la curiosità di pescatore, il quale: — Tentiamo la fortuna» disse fra sè; «è possibile che quel baule contenga qualche cosa di prezioso; altrimenti, non avrò parduto se non quello che poco fa non possedeva.» Si dichiarò dunque acquirente del cofano al prezzo richiesto, e lo fece portare