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da irresistibile movimento, corse ad essi, mirandoli fissamente e con avidità, e quando se ne andarono, li seguì sino al loro albergo, nè i due dervis se ne avvidero se non allorchè, entrati nella camera, il fanciullo venne a sedersi loro accanto. Il vecchio sultano, maravigliato, lo prese in braccio, gli fece mille carezze, ed esortollo a tornare dai genitori: ma il ragazzo non volle obbedire, non partendo se non quattro giorni dopo, durante i quali i due viaggiatori non uscirono mai dal caravanserraglio.
«Il sultano, non vedendo il figlio, credette che fosse dalla madre, la quale da parte propria, stimava che il padre l’avesse sempre con sè. Ma infine, essendo il principe tornato a palazzo, avvidesi che il fanciullo era smarrito. Si mandarono subito messi da tutte le parti, ma non se n’ebbe nessuna notizia consolante; allora gli sfortunati genitori immaginarono che il principino fosse caduto in mare e vi fosse perito. Per tre giorni consecutivi adoperaronsi reti e palombari, ma invano. Il quarto giorno fu dato ordine di visitare le case della città, ed allora soltanto si venne finalmente a scoprire il giovinetto nell’albergo dei falsi dervis, i quali furono ignominiosamente trascinati davanti al sultano. Estrema fu la gioia di quel padre ritrovando un figlio che stimava perduto; ma persuaso che i dervis avessero avuto intenzione d’involarlo, ordinò che si facessero immediatamente morire. I carnefici quindi li presero, e legate loro le mani dietro alla schiena, stavano per ferire, allorchè il fanciullo, accorrendo con altissime strida, gettossi alle ginocchia del vecchio dervis senza che si potesse staccarnelo. Il padre, stupefatto, fece sospendere l’esecuzione, ed andò a narrare la strana avventura alla sultana.
«Questa non maravigliò meno del consorte, e volle sapere dal dervis medesimo il motivo che lo aveva portato