Pagina:Le mille ed una notti, 1852, VII-VIII.djvu/171


157


me, piangendo amaramente, e parlandole delle sventure della misera sua famiglia; ma l’amica vinse alla fine la di lei resistenza, talchè determinossi ad accettare la mano del re. La felice notizia gli restituì in breve la salute, e le nozze celebraronsi in mezzo all’allegrezza generale e con estrema magnificenza.»

NOTTE DLXXXI

— Intanto i genitori delle tre amabili sorelle non cessavano di piangere la perdita della loro prole; tanto che il vecchio sultano, risoltosi infine di andarla in traccia, lasciò alla moglie la cura del governo, e partì accompagnato dal solo suo visir, indossando ambedue l’abito dei dervis. Dopo il viaggio d’un mese giunsero ad una grande città sul mare.

«Il sultano del paese aveva fatto erigere sulla spiaggia una superba casa di delizie. Quivi stavasene egli seduto sotto un padiglione coi due suoi figliuoli, uno dell’età di sei anni e l’altro di sette, allorchè passati colà per caso i due supposti dervis, salutarono il principe, e, secondo l’uso dei religiosi, fecero una lunga preghiera per la di lui prosperità. Il sultano, reso il saluto, li fe’ sedere, ed intertenutasi seco loro sino a sera, li accommiatò con un presente.

«I due viaggiatori recaronsi allora ad un caravanserraglio, dove presero a pigione un appartamento, ed alla domane, divertitisi a percorrere la città, tornarono sul lido, e videro, come il giorno innanzi, il sultano seduto coi figliuoli. Mentre ammiravano la bellezza dell’edificio, il più giovane principino, spinto