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rerà la salute.» A tai detti, fu fatta entrare nella stanza dell’infermo. Non ebbe appena scoperto il vaso, che ne esalò tal fragranza, che il principe moribondo se ne sentì tutto rallegrato, e saputo poi ciò che recava la venerabile matrona, ringraziolla e gustò della bevanda, la quale gli parve di sapore sì delizioso, che molta ne tracannò con un piacere cui non aveva da lungo tempo provato. Congedata poi la vecchia signora, facendole il presente d’una borsa piena d’oro, la buona donna affrettossi ad andar a riferire alla principessa la graziosa accoglienza ricevuta, ed il presente fattole dal sultano.

«Appena il principe ebbe bevuta parte del liquore, gli venne voglia di riposare, e cadde in un sonno confortante, che durò parecchie ore di seguito. Al destarsi, trovossi molto meglio, e sentendosene nuova disposizione, finì di bere la medicina. Presovi allora gusto, s’informò della vecchia, ma non vi fu chi glie ne sapesse indicare il domicilio. Fortunatamente, versa sera, portò ella medesima una seconda bevanda preparata dalla principessa, e che il sultano prese con egual piacere della mattina; talchè in fine quel monarca, debole alcune ore prima e quasi moribondo, ebbe la forza di alzarsi ed anche di camminare. Chiese allora alla vecchia, se foss’ella che avesse composto il farmaco salutare. — No, o sire,» rispose colei; - «fu mia figlia che lo fece e mi scongiurò di venirvelo a portare, — Non può esser tua figlia,» sclamò il sultano; «tale scienza manifesta un’alta origine.» Indi fece alla dama un nuovo regalo, raccomandandole di recargli ogni mattina una simile pozione; avendo colei promesso di obbedire, se ne andò.

«Per sette giorni consecutivi mandò la principessa regolarmente al palazzo la bevanda, ed ogni volta il sultano donava alla vecchia dama una borsa di pezze d’oro. Intanto egli si ristabilì così rapidamente