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Recatisi pertanto da lui, trovarono tutto nell’ordine stesso del giorno prima, ed il saggio li accolse colla solita bontà. Pianse insieme ad essi il ratto della fanciulla, ed impietosito dalla violenza del loro dolore risolse di usar ogni sforzo per consolarli. Si fece in fatti recare un braciere di carboni accesi, e rimasto alcuni momenti raccolto in meditazione profonda, gettò sulla fiamma varie sorta di profumi, pronunciando magiche parole. Appena finita tale cerimonia, tremò la terra, innalzaronsi turbini, sfolgorarono i lampi, e nubi di polve oscurarono il cielo, d’onde si videro scendere rapidissimamente turbe d’esseri aerei, con brillanti vessilli e lance d’oro massiccio, ed in mezzo alle schiere tre principi de’ geni, i quali, chinatisi con rispetto davanti al vecchio, gridarono ad una voce: — Salve, signore! eccoci agli ordini tuoi. — Trovatemi sul momento la sposa di mio figlio ed il maledetto genio che l’ha rapita.» A tai detti, staccaronsi cinquanta di loro, alcuni per andar in cerca della principessa e ricondurla al palagio; gli altri onde impadronirsi del colpevole, e trascinarlo davanti al vecchio. Quegli ordini furono eseguiti; la sposa ricomparve nel suo appartamento, ed il reo venne condotto alla presenza dell’eremita, il quale comandò ai tre geni di bruciarlo e ridurlo sull’istante in cenere; scena che accadde davanti al sultano, non senza di lui terrore, contemplando le figure terribili e gigantesche de’ geni. Egli ammirava, su d’ogni altra cosa, la loro sommessione e la prontezza onde obbedivano al vecchio venerabile. Ridotto in cenere il reo, il saggio rinnovò i suoi incantesimi, e tosto i principi de’ geni, inchinandosi, disparvero col loro seguito.

«Il sultano e suo genero presero commiato dall’eremita, e tornando al palazzo, trovarono tutti in festa ed allegria pel ritorno della fanciulla. Fu consu-