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«Infine la madre non potendo aspettare più a lungo, vola alla stanza degli sposi; ma ode chiedersi dal giovane, tutto mesto, qual cosa avesse impedito alla principessa di venire da lui. — Ella era qui prima di voi,» risponde la sultana. — Non l’ho veduta,» sclama lo sposo. Afflitta a tai detti, la madre mise un grido di terrore, chiamando ad alta voce la fanciulla, poichè non aveva che quell’unica figlia, e le portava il più tenero affetto. Le sue grida attirarono il sultano, il quale, precipitandosi nella camera, non appena ebbe saputo che la figliuola era scomparsa, nè che era stata veduta dopo il suo ingresso nell’appartamento nuziale, abbandonossi, colla sultana e col genero, alla più violenta disperazione.»

NOTTE DLXXVII

— Per ispiegare la subitanea scomparsa della principessa, bisogna sapere che uno spirito malefico solleva, per trastullo, visitare il serraglio. Trovandovisi la sera del matrimonio, fu tanto colpito dalle attrattive della sposa, che risolse di rapirla; laonde, resosi invisibile, ed aspettatala nella stanza nuziale, appena la vide, se n’era impadronito, portandola via svenuta per l’aere. Condottala quindi in un giardino delizioso, lontano dalla città, la collocò sotto un padiglione di verzura, deponendole davanti mille frutti deliziosi e sorbetti di cento specie diverse, ed attendendo con rispetto il momento in cui si destasse.

«Allorchè lo sposo si fu alquanto rimesso dai primi trasporti della sua disperazione, pensò al maestro, e propose al sultano d’implorarne il soccorso.