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ta, di corniola e d’altre pietre preziose, tutti pieni di vivande varie e squisite, e le collocarono in bell’ordine davanti al sultano, il quale rimase tutto sorpreso, che il suo palazzo era ben lungi dai raggiungere tanta sontuosità. Si posero a tavola e dopo il pasto portaronsi caffè e sorbetti. Il principe ed il vecchio parlarono poi d’argomenti di religione e di poesia, su’ quali il saggio fece molteplici dissertazioni che piacquero assai all’augusto ospite. Altro pasto ebbe luogo alla sera; il vecchio vi dispiegò una maggiore magnificenza, ed al finire del sontuoso banchetto, disse al sultano: — Avete stabilita la dote, che mio figlio deve dare a vostra figliuola?» Volendo il principe far un complimento all’ospite, gli rispose d’averla già ricevuta; ma il saggio fece osservare che, senza dotazione, un matrimonio non potea tenersi valido. Allora fe’ cenno ai suoi schiavi, i quali recarongli una grossa somma in oro ed innumerevoli quantità di diamanti e pietre preziose, ch’egli pregò il principe ad accettare come presente di nozze per la figliuola, offrendogli in seguito ricchi doni per lui, e distribuendo a tutti i cortigiani vesti d’onore, secondo i rispettivi gradi e la qualità. Infine, il sultano ed il suo futuro genero presero commiato dal vecchio.

«Alla sera, il fortunato allievo venne introdotto nell’appartamento nuziale, cui trovò addobbato di magnifici tappeti ed olezzante delle più preziose essenze; ma la principessa non v’era. Ne rimase sulle prime alquanto maravigliato: ma pensò poi che il di lei arrivo fosse differito sino a mezzanotte, ed attese impazientemente quell’ora. Suona mezzanotte, e la sposa non compare. Agitato da mille dolorosi pensieri, passò il resto della notte in mezzo ai tormenti dell’inquietudine e del timore. Sorse l’aurora, e da parte propria i genitori rimangono attoniti di non veder venire la figliuola che stimavano tra le braccia dello sposo,