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«Questa riflessione gettò tal turbamento nel di lui animo, che non sapeva cosa risolvere; laonde, mandato a chiamare il suo visir, gli chiese che cosa dovesse fare in una congiuntura sì importante. Il ministro, riflettuto per alcuni istanti, disse al principe che simile maraviglia non avea potuto effettuarsi senza il soccorso de’ geni o di qualche altra consimile potenza, e che se quel giovane fosse irritato pel trattamento patito, dovevasi temere che in seguito non se ne vendicasse sulla di lui persona. - Vi consiglio dunque,» soggiunse, «a far proclamare per la città, sotto la vostra reale parola, che l’autore di quell’azione otterrà, presentandosi davanti a voi, intiera grazia. Se cede alle vostre brame, fategli sposare la principessa: forse le tenerezze di vostra figliuola potranno calmarne la collera.» Il sultano approvò il consiglio; il proclama fu scritto ed il banditore lo pubblicò per tutta la città. Giunto alla piazza della gran moschea, il giovane, tutto lieto all’udirlo, corse dal maestro, e gli dichiarò la sua intenzione di recarsi dal sullano. — Figliuolo,» gli disse il saggio, «che cosa corri ad intraprendere? Non hai già bastantemente sofferto? — Nulla varrà a distogliermi dal mio proposito,» sclamò il giovane. — Va dunque, figliuolo; le mie preghiere ti accompagneranno dovunque.

— «L’allievo, fatto un bagno, si abbigliò co’ suoi più ricchi abiti, ed annunziossi al banditore, che lo condusse al palazzo. Ivi fece una profonda riverenza al principe, augurandogli lunga vita ed inalterabile felicità; il sultano colpito dalla di lui maschia beltà, dalla grazia del portamento e dalla disinvoltura delle sue maniere: — Giovane straniero,» gli disse, «qual è il tuo nome, e d’onde vieni? — Sono,» rispose questi, «quello che alcun tempo fa vedeste sotto doppia forma; io pur sono che mi permisi lo