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che le faceste provare. Rientrata in palazzo, divenne trista, pensierosa, e smarrì l’appetito; talchè costretta a mettersi a letto, ne disparve la freschezza, il sonno l’abbandonò, e già cadeva in una debolezza inquietante. Sua madre, giustamente agitata di quel suo stato, uscì in cerca d’un medico; ma avendo incontrata per istrada una vecchia signora di molto spirito ed esperienza la consultò, e tornò con lei a casa.

«Quella signora toccò il polso all’inferma, le fece varie interrogazioni, e tosto si avvide che non aveva verun dolore fisico. Pensò quindi che l’amore fosse» l’origine della sua malattia, ma non volle palesare le sue congetture alla di lei presenza, e partì, dicendo alla mia padrona: — Se Dio permette, sarete in breve guarita: tornerò domani, e vi recherò un rimedio infallibile.» Appena fuor della stanza dell’inferma, prese in disparte la madre, e le disse: — Mia buona signora, non vi turbato per ciò che sono per dirvi: vostra figlia ama, e non potete guarirla se non unendola all’oggetto della sua passione.» Partita la dama, la madre tornò al letto della figliuola, incalzandola con ripetute domande; ma non fu se non in capo a venti giorni di preghiere e d’istanze che riuscì a vincere la pertinace resistenza della mia padrona, ed ottenere una confessione da cui il suo pudore ripugnava. Voi sapete il resto. Tale è la storia della mia padrona, e non dimenticherete che non bisogna palesarla giammai.» Glie lo promisi, e continuai a vivere coll’adorabile mia consorte in seno ai piaceri più vivi e puri. Ogni giorno andava a trovare mia madre e ad attendere al negozio; la sera tornava, condotto, secondo il solito, dalla mia suocera: molti mesi trascorsero così. Un giorno che stava seduto in bottega, passò per la via una giovane, la quale cercava di vendere