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NOTTE DLXXIV
«— Non poteva rinvenire dal mio sbalordimento, e chiedeva ancora a me medesimo, se quanto m’accadeva sotto gli occhi non fosse un sogno. Intanto, mia moglie avendo dato ordine agli eunuchi, che la servivano, di condurmi al bagno, fui accompagnato in un appartamento d’indescrivibile eleganza, il cui pavimento venne coperto di tappeti a vari colori, sui quali sedetti e mi spogliai. Entrato poi nel bagno, fui profumato di deliziosi odori, e quando ne uscii, gli eunuchì mi strofinarono di essenze preziose, presentandomi quindi ricchi abiti, de’ quali mi copersi per recarmi alla gran sala del palazzo, dove m’attendea la mia sposa, più bella e sfarzosamente vestita assai di prima. Mi sedette al fianco, e mi guardava con un sorriso sì seducente, che mi fu impossibile di moderare i miei trasporti. Così passammo dieci giorni nella gioia più inebbriante, scorsi i quali, mi si presentò all’animo la memoria di mia madre. - È molto tempo,» dissi alla consorte, «che sono assente di casa, e che mia madre non m’ha veduto; quanto dev’essere inquieta della mia lontananza! Permettete ch’io vada a trovarla, e conceda qualche istante a’ miei affari. — Nulla vi trattenga,» rispos’ella con bontà; «potete vedere ogni giorno la vostra madre, ed occuparvi de’ vostri negozi; esigo però che la vecchia ogni volta vi accompagni.» Acconsentii a tutto.
«La vecchia legommi un fazzoletto sugli occhi, mi condusse al luogo dove me li aveva bendati in occasione del mio arrivo in quel misterioso sog-