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«Avendo il sultano del Cairo terminato il racconto, il suo uditore gli esternò tutto l’interesse ispiratogli dalla sua storia, ed allora: — Fratello,» disse il re, «ammira i decreti della Provvidenza, e non iscoraggiarti; aspetta che piaccia all’Onnipotente di rivelarti i suoi misteri. Ma poichè abbandonasti il tuo regno, ti offro nel mio la dignità di visir. Se vuoi, vivremo insieme come amici e fratelli.» Il principe acconsentì, ed il sultano, rivestitolo d’una ricca pelliccia, gli consegnò il suggello, il calamaio e gli altri emblemi della nuova sua dignità, e diedegli un palazzo ammobigliato sontuosamente e circondato di magnifici giardini. Il visir entrò immediatamente in carica, tenne il suo consiglio due volte al giorno, e mise tanta imparzialità nella decisione delle cause portate innanzi a lui, che in pochissimo tempo acquistossi alta riputazione di giustizia e probità; e tanta era la fiducia in lui riposta, da farlo scegliere ad arbitro di tutti i litigi e rispettarne mai sempre i consigli. Così visse più anni, godendo della fiducia del suo sovrano, e tanto anch’egli felice nella propria condizione, che più non ambi un sol istante all’impero.»
NOTTE DLXXIII
— Una sera il sultano, colto da un accesso di melanconia, mandò a cercare il visir, e gli disse: — Ho l’animo talmente inquieto, che nulla può ricrearmi. — Entrate nel vostro gabinetto,» rispose il ministro, «a mirarvi tutte le vostre gioie; quella vista potrà distrarvi.» Il principe seguì il consiglio, ma non si trovò me-