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a casa, e l’unione più intima presieda a tutte le vostre azioni.» Seguirono i principi il consiglio, e si sottomisero intieramente alla volontà del defunto loro padre.»
«Il sultano Schahriar aveva ascoltato questa storia con molta attenzione. — Sire,» gli disse Scheherazade, «ne so un’altra il cui principio ha qualche somiglianza con questa, ma che differisce nei particolari, e contiene una serie di avventure che potranno interessare vostra maestà.» Acconsentì il principe ad udirla, e la notte seguente Scheherazade cominciò in tali sensi il suo racconto:
NOTTE LXXI
STORIA
DEI TRE AVVENTURIERI E DEL SULTANO.
— Tre avventurieri facevano società in comune. Afflitti dalla miseria, risolsero d’andar a presentarsi al sultano, annunziandosi a lui ciascuno come possessore, in un’arte qualunque, d’un’abilità notabile, che meritargli dovesse l’onore di ottenere un impiego. Avviaronsi dunque i nostri tre eroi verso la capitale, ma non vennero ammessi sì facilmente quanto s’erano lusingati, non volendo le guardie, che circondavano il palazzo reale, lasciarli avvicinare. Immaginarono allora di fingere un alterco, colla speranza che il rumore ne giungesse sino al sultano. Nè s’ingannarono; il principe li mandò in fatti a chiamare per informarsi delle loro persone e del soggetto della contesa. — Contrastavamo,» risposero, «sulla pre-