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contro l’altro. Le truppe d’Azem furono alfine vittoriose, e la regina rimase prigioniera con tutto il suo seguito.

«La moglie del giovane, vedendo la sorella in una situazione sì umiliante, affrettossi a confortarla, e gettatasi ai piedi dello sposo, gli chiese grazia per la regina. Azem, smettendo ogni desio di vendetta, la trattò col dovuto rispetto, e le promise di obbliare i suoi torti, se acconsentiva a rendere il primiero affetto alla sorella.

«La regina, commossa di sì generoso procedere, sentì rimordersi la coscienza, e correndo a gettarsi fra le braccia della germana, la pregò di dimenticare la sua ingiusta crudeltà. Da quel momento, la pace venne conchiusa: feste e pubbliche allegrie furono ordinate nei due campi, e durarono molti giorni. La regina di Waak al Waak disse infine addio alla sorella ed al cognato, e dopo i più teneri amplessi, geni vinti e vincitori si ritirarono, perfettamente soddisfatti.

«Azem e la di lui famiglia si diressero verso la casa di Abd al Sullyb, ove giunsero in pochissimi giorni col soccorso dei geni e del pallone. Il vecchio li accolse con bontà, e trattolli per molti giorni con magnificena. Il racconto dei viaggi del giovane lo divertì moltissimo, ed ebbe in ispecie sommo piacere udendo la storia del berretto, del pallone e del tamburo. Azem, presumendo che, per l’avvenire, non avrebbe più bisogno di quei tre oggetti, pregò Abd al Sullyb di accettare il berretto come un pegno della sua riconoscenza. Il vecchio lo ricevette con piacere, e gli fece anch’egli ricchi donativi.

«I due sposi continuarono il loro viaggio, non fermandosi che alla dimora di Abd al Kuddos, il quale fece loro la medesima accoglienza del fratello; anche questi si divertì del racconto fattogli da Azem delle