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«Verso sera, la porte deila prigione si aprirono; Azem, avendo messo il berretto, sedè in un canto, e tornò invisibile. Apparve tosto la carceriera, portando alla principessa le solite provvigioni, e siccome aveva l’abitudine di dormire nella stessa carcere, mangiò con lei, e finì coll’addormentarsi profondamente. Azem, approfittando della favorevole occasione, si avvicinò alla feroce carceriera, e spiccato il mazzo di chiavi che portava alla cintola, aprì con precauzione la porta della torre, ed affrettossi di trascinare la consorte ed i figli fuor da quella funesta dimora, ove rinchiuse la schiava; se ne allontanarono quindi rapidamente, e sebbene carichi dei bambini, camminarono con tanta celerità per tutta la notte che, quando spuntò il sole, erano già assai lungi dalla città.
«La regina, udita la fuga delle sorelle, montò in una collera difficile a descriversi; chiamò tutti i geni di sua conoscenza, che accorsero ai di lei ordini, e seguita da innumerevole esercito, inseguì i fuggiaschi, risoluta di ucciderli. Azem, il quale continuava a fuggire, maravigliò, guardandosi indietro, di scorgere un denso nembo di polve, e fu atterrito riconoscendo la numerosa oste della regina: udiva già le grida guerriere, distingueva gli stendardi ed il luccicare delle lance nemiche, e non poteva nè allontanarsi abbastanza celeremente, nè pensare alla difesa. A che cosa gli avrebbe servito il proprio coraggio contro sì possente esercito? Preso adunque il tamburo, lo battè con tal vigore, che nel medesimo punto legioni di geni riempirono la pianura, ed offrendo in un batter d’occhio battaglioni schierati in bell’ordine, marciarono fieramente incontro alla schiere della regina. Allora cominciò un combattimento spaventevole non mai fin allora veduto, non essendo uomini, ma tutti i geni della terra che combattevano l’un