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il berretto e divenne invisibile a tutti. La regina comparve tosto, seguita da alcune schiave, aprì la porta della prigione, ed Azem, postosi in coda, vi si introdusse con lei, senza essere stato veduto da alcuno.
«Sforzandosi di contenere i sentimenti di cordoglio e d’amore che provava, entrando in quella trista dimora, si mise in un angolo del carcere, e fu testimonio degli indegni trattamenti che la regina fece subire alla misera sorella. Dopo averle parlato nella maniera più ironica e barbara, le intimò di prepararsi a morire, ed ordinò alle schiave di attaccarla pe’ suoi bei capelli ad una delle colonne della prigione. — Fermatevi, infami carnefici, e temete la vendetta celeste! «gridò Azem, incapace di più a lungo frenare la violenta collera onde sentivasi agitato. La regina, spaventata dalla voce minacciosa che udiva, volse intorno sguardi atterriti, ed affrettossi a fuggire, seguita dalle schiave; mentre la principessa, la quale aveva riconosciuta la voce dello sposo, recatesi ambe le mani al cuore, alzò i begli occhi al cielo per ringraziarlo dell’inaspettato soccorso. Appena la regina ebbe lasciata la prigione, Azem, togliendosi il berretto, che rendevalo invisibile, volò nelle braccia della consorte. - Crudele,» le disse, «perchè mi abbandonasti? è così che tu dovevi ricompensare tanto affetto e tante cure? — Ah!» rispose la principessa; «non rammentarmi un errore che mi sono mille volte rimproverata, e di cui fui a lungo ed ingiustamente punita! Perdonami, amato sposo,» aggiunse, gettandosegli a’ piedi, «e dimentica i torti ch’io sola debbo sempre rammentarmi.» Azem, intenerito, la rialzò e la strinse al cuore coi fanciulli, e quando i primi trasporti di gioia furono calmati, s’occuparono amendue dei modi di fuggire da quella terra inospite.