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fatiche, svegliandosi all’indomani assai tardi. Aprendo gli occhi, vide la vecchia seduta vicino al letto. — Figlio,» gli disse questa, «m’è d’uopo palesarti che tua moglie ha sofferto mille tormenti dopo che si divise da te; nessuno meglio di me può informarti di quanto la riguarda, essendo la nutrice della regina e delle sue sorelle. Io fui sovente testimonio dell’affanno ch’ella prova pensando che si è volontariamente separata da te, e cercai di raddolcire le sue pene. —
«Azem piangeva a calde lagrime udendo tali parole: la vecchia non potè consolarlo se non promettendogli che presto avrebbelo condotto dalla principessa. Dopo aver finito d’informarlo degli infortunii di sua moglie dacchè era di ritorno nell’isola, lo lasciò, e recossi al palazzo, ove trovò la regina e le sue sorelle che deliberavano sulla sorte della moglie di Azem, alla quale non avevano potuto perdonare ancora d’essersi maritata ad un mortale. Il risultato della loro conferenza fu di farla morire fra le torture per punirla di tanta ingiuria alla loro illustre schiatta. Appena la vecchia comparve la regina e le sue sorelle si alzarono con rispetto, e la indussero a sedere.
«— Che cosa avete deciso intorno alla sorte della vostra sfortunata suora?» domandò poi alla regina. Considerando,» rispose la sovrana, «ch’essa si è avvilita dando la sua mano ad un essere che non è della schiatta dei geni; che questo disonore ricadrebbe su di noi, e che la nostra nobile stirpe avrebbe il diritto di sprezzarci, risolvemmo di farla perire senza speme di misericordia. — La sua morte ricadrà su’ vostri capi,» gridò la vecchia, «non essendovi lecito di punire un lieve errore con sì orribile castigo. Del resto, la sola grazia che vi chieggo, è di permettermi di vederla per l’ultima volta.—