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soggiunse colei, «io farò il possibile per esservi utile.» Incoraggito da parole sì cortesi, narrò alla vecchia una parte della propria storia, e qual fosse il motivo del suo viaggio. Essa parve assai commossa ascoltandolo; e dopo aver riflettuto alcuni minuti, gli promise di aiutarlo a penetrare presso la moglie, ad onta dei pericoli che dovesse incorrere. Arrivarono in breve alle porte della capitale, e la vecchia, profittando dell’oscurità notturna, introdusse Azem nella città, lo nascose in propria casa, e raccomandogli espressamente di non uscire, giacchè la sola vista d’un uomo poteva metter l’allarme in tutto il paese, e turbare il popolo femminino che l’abitava.»

Con sommo rammarico del sultano e di Dinarzade, che quel racconto interessava assaissimo, i primi raggi del sole vennero ad interrompere la narratrice. All’indomani, col consenso del sultano, essa lo continuò in questi termini:

NOTTE DLXIX

— Sire,» disse la sultana delle Indie, «Azem, lieto di essere finalmente giunto al termine d’un viaggio sì lungo e penoso, promise alla vecchia tutto ciò ch’essa volle, e col cuore pieno di speranza, ringraziò il cielo, e supplicollo di porre il colmo a’ suoi voti, riunendolo alla consorte ed ai figliuoli. La vecchia preparò ad Azem un pasto ch’egli trovò eccellente, benchè i cibi di quel paese fossero diversi da quelli cui era avvezzo. Andò quindi a letto, e dormì saporitamente, avendone sommo bisogno dopo tante