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cere dei comodi, onde va accompagnato. Se però mi permettete di nulla dissimulare, mi prendo la libertà di dirvi, o signora, che inarrivabile sarebbe questa casa, se vi si trovassero tre cose che, a mio avviso, vi mancano. — Mia cara,» riprese Parizade, «quali sono queste tre cose? Insegnatemele, ve ne scongiuro in nome di Dio; non risparmierò cosa veruna per farne l’acquisto se sia possibile.

«— Signora,» rispose la divota, «la prima di tali tre cose è l’uccello che parla; è questo un augello singolare che si chiama Bulbulhezar, e che inoltre ha la proprietà di richiamare dai dintorni tutti gli altri uccelli canori, i quali vengono ad accompagnare il suo canto. La seconda è l’albero che canta, le cui foglie sono altrettante bocche, che formano un concerto armonico di voci diverse, dal quale non cessa mai. La terza cosa finalmente è l’acqua gialla, color d’oro, di cui una goccia sola, versata in un bacino espressamente preparato in qualunque sito d’un giardino, si gonfia e cresce in modo che prima lo riempie, e quindi sollevasi dal mezzo in zampillo, che continua sempre ad alzarsi e ricadere nel bacino, senza mai traboccare. —

«— Ah, mia buona madre!» sclamò la principessa; «quanto vi sono grata per la cognizione che mi date di simili cose! sono stupende, ed io non avea mai udito che ci fosse al mondo nulla di sì curioso ed ammirabile. Ma essendo persuasa che voi non ignoriate il luogo in cui si ritrovano, attendo che mi facciate il favore d’insegnarmelo. —

«Per compiacere alla principessa, la pia donna le disse: — Signora, mi renderei indegna dell’ospitalità che verso di me esercitaste con tanta bontà, se rifiutassi di soddisfare alla vostra curiosità su ciò che desiderate sapere. Ho dunque l’onore di dirvi che le tre cose delle quali v’ho testè parlato, trovansi in un