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esse le facevano visita, e con dannevole dissimulazione le davano tutti gl’immaginabili contrassegni d’amicizia, onde persuaderla quanto fossero liete d’avere una sorella in tanta sublimità di grado. Da parte propria, la sultana le riceveva sempre con tutte le dimostrazioni di stima e considerazione ch’esse potevano attendere da una sorella, non superba della sua dignità, e la quale non cessava di amarle colla medesima cordialità di prima.

«Alcuni mesi dopo il suo matrimonio, la sultana trovossi incinta, ed il sultano ne dimostrò grandissima gioia, che dopo essersi sparsa per il palazzo, si comunicò anche a tutti i quartieri della capitale di Persia. Le sorelle vennero a farle i loro complimenti, e sin d’allora, prevenendola riguardo alla levatrice di cui abbisognasse per assisterla nel parto, la pregarono a non isceglierne altre fuor di loro.

«La sultana rispose cortesemente:

«— Care sorelle, io non saprei domandar di meglio, come potete ben credere, se la scelta dipendesse assolutamente da me; vi sono intanto assai grata della vostra buona volontà, ma non posso dispensarmi d’assoggettarmi a ciò che disporrà il sultano. Non lasciate però di far ambedue in modo che i vostri mariti impegnino gli amici loro ad impetrare dal sultano questa grazia; e dov’egli me ne parli, siate certe che non solo gli manifesterò la mia letizia, ma inoltre sarò a ringraziarlo della scelta che farà di voi. —

«I due mariti, ciascuno dal canto suo, sollecitarono i cortigiani loro protettori, supplicandoli a far ad essi la grazia d’usare il credito onde godevano per procurare alle rispettive mogli l’onore cui aspiravano; questi protettori agirono con tal efficacia, che il sultano promise di pensarvi. Mantenuto egli la promessa, ed in un colloquio colla sultana; le disse che gli pareva le sue sorelle dovessero essere