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na, «ma egli mi disse che, se fosse visir, saprebbe trovare il mezzo di scoprire l’assassino. — «Il visir, voltosi a’ suoi ufficiali, ordinò loro d’andar subito a cercare quest’uomo sì destro, e condurlo alla sua presenza, aggiungendo che, se non manteneva la parola, l’avrebbe punito in modo da guarirlo della sua presunzione.»

NOTTE DXLVII

— Gli uffiziali non impiegarono gran tempo a condurre Dgerberi al cospetto del visir. — Conosci tu questa donna?» diss’egli al facchino. — No, signore,» rispose il giovane. — Conoscevi dunque suo figlio? — Ancor meno. — Hai qualche cognizione del suo uccisore? — Nessuna. — Come vuoi dunque ritrovarlo?» chiese il visir con impazienza. — Se avessi la vostra autorità,» rispose Dgerberi con fermezza, «domattina saprei chi è l’individuo che ha ucciso il figlio di questa donna. Io te la concedo,» soggiunse il visir, «sino a quel punto, e potrai ordinare quanto ti parrà meglio; ma se non riesci, ti farò dare cinquecento colpi di bastone. — Acconsento,» rispose il facchino.

«Dgerberi ordinò allora ad un ufficiale di giustizia, di recarsi alla moschea più vicina alla dimora della desolata madre, e di giungervi verso il tramonto del dì, per aspettarvi alla porta il muezin, che grida sul minareto, coll’ordine di dargli, uscendo, alcuni schiaffi, legargli le mani e condur-