Pagina:Le mille ed una notti, 1852, V-VI.djvu/776


366


Quelle parole ingannarono la vecchia, e noi non parlammo, per tutto il giorno, che dei piaceri che avremmo gustati la notte.

«Quando il sole tramontò, vidi arrivare da diverse parti una ventina di ladri, la maggior parte storpii. Essi salutarono la vecchia, e le chiesero perchè fosse stato tanto tempo senza venirli a trovare. Colei scusossi, adducendo le cure ch’erasi data per procurarmi ad essi; poi mi presentò, e tutti convennero che non aveva mai condotta una donna più vezzosa e di loro gusto.

«Si servì la cena, e non mi si diede altro posto se non le ginocchia del capo de’ ladri, su cui mi vidi costretta a sedere. Io non feci difficoltà alcuna, ed adottai anzi d’essere di buon umore; ma era sempre occupata dei mezzi di sfuggire alla sciagura che minacciavano; quando m’accorsi che colui al quale era caduta in sorte, mi credeva invaghita di lui quant’egli di me, finsi d’aver bisogno di uscire. La vecchia prese un lume per condurmi di fuori. — Sapeva bene,» mi disse, «che non sareste stata molto tempo in collera con me; bisogna cominciare coll’adirarsi, è l’uso; ma domani mi ringrazierete vie meglio. —

«Sdegnai risponderle; ma vedendomi abbastanza lontana dalla casa per seguire il disegno che meditava, trovai il mezzo di spegnere il lume come per caso, e la pregai d’andar a riaccenderlo: ella v’acconsenti. Allora mi misi a correre verso il luogo dove eravamo sbarcati; non vi era ancora, giunta, che udii la voce di parecchi di quei miserabili che m’inseguivano, chiamandomi, e dicendo non essere così facile lo sfuggire dalle loro mani. Quelle parole raddoppiarono il mio terrore; mi volsi a Dio in quel terribile frangente, e gli dissi: — Dio mio, voi conoscete l’onestà del mio cuore; preferisco una morte violenta, ma virtuosa, alle dolcezze d’una vita infame. —