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ancora alla ricompensa che le promise se poteva impedire quel matrimonio. — Prendi tutto ciò che è in mio potere,» le disse teneramente Guzulbec; «che Naerdan non isposi la figlia di Mehemmet, e ti giuro, pel santo Profeta, che quanto posseggo sarà tuo. Ah! perchè non ho tutti i tesori dell’India, per indurti servirmi!» La vecchia lasciolla, promettendo d’aiutarla, ed assicurandola che le darebbe in breve sue notizie.

«Il giorno seguente, Hussendgiar trovò nelle vie d’Erzerum Cara Mebemmet, il quale non erane partito che da quattro mesi, e manifestò la sua sorpresa per un sì pronto ritorno. L’altro gli disse d’aver trovato un suo corrispondente a metà strada dal luogo ove voleva recarsi, che avevagli ceduti tutti i possedimenti che aveva nell’Indie in modo vantaggioso, e ch’era risoluto di non esporsi più a tante fatiche, cui la sua grave età non gli permetteva di sopportare; che voleva insomma godere, nella sua patria, del riposo cui lo proprie ricchezze potevano procurargli. —

«Hussendgiar gli rammentò l’impegno preso seco per il matrimonio di Naerdan colla di lui figlia. Mehemmet rispose d’esser pronto a mantenere la parola, ma che voleva le nozze si facessero in una casa di campagna da poco tempo acquistata. L’altro avendo acconsentito, partirono subito per andar in cerca di Naerdan, e lo trovarono occupato degli affari di Hussendgiar. Cara Mehemmet gli disse: — Figliuolo, se volete seguirmi, vi farò vedere mia figlia; ella ha quindici anni, e la sposerete se vi conviene. —

«Naerdan rispose con garbo, ma però freddamente, e li seguì con una specie di gioia, sperando distruggere, con tal mezzo, una passione alla quale credeva non dover più abbandonarsi.

«Cara Mebemmet li condusse fuor delle porte della città. Hussendgiar, vedendolo prendere quella strada,