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marici. L’amico se ne incaricò con piacere, senza altra mira da principio fuor di quella di soddisfare all’amicizia; ma Naerdan (era il nome del figlio di Timur Ali) seppe meritarla in breve. La sua intelligenza, superiore all’età, o la dolcezza del suo carattere lo faceva amare. La riconoscenza fu il primo sentimento del suo cuore.

«Hussendgiar applaudivasi del lascito fattogli dall’amico, dividendo le sue affezioni tra Naerdan e Guzulbec, sua unica figlia. Essi venivano allevati insieme, e la libertà di vedersi e dividere i medesimi divertimenti, o piuttosto i vezzi nascenti della fanciulla ed il merito del giovanetto, fecero nascere nel loro cuore una reciproca simpatia, che nulla potè in seguito distruggere.

«Hussendgiar se ne avvide, ma lungi dall’opporsi ai loro sentimenti, sembrò approvarli. Il cielo, che gli aveva rifiutato un successore, gliene dava uno nel figlio del suo amico, che se ne rendeva sempre più degno, ed egli compiacevasi a formare un allievo a seconda dei propri desiderii.

«Quando Naerdan, di poco maggiore di Guzulbec, ebbe compiti i dodici anni, non gli fu più permesso di vederla; ella fu racchiusa nell’appartamento delle donne, e Naerdan affidato a quelli che dovevano dargli un’educazione conveniente ai disegni concepiti da Hussendgiar pel suo collocamento.

«Tale separazione gli riescì infinitamente sensibile, ma lo fu ben più a Guzulbec, la quale, meno distratta di lui, non occupossi d’altro che d’un amore, onde la privazione dell’oggetto amato, le faceva sentire tutta la violenza. Esso s’accrebbe nella solitudine, e non osando scrivere all’amante, non aveva altro mezzo, per fargli leggere nel proprio cuore, che i salam (saluti) ch’essa inviavagli mediante una schiava che ne ignorava il misterioso significato. Il primo che gli