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dubbio, una migliore. O re dei re, imitate la vostra augusta sposa, e cessate dall’affliggervi della sua felicità. — «Il re, dopo aver riflettuto, ringraziò il filosofo dello strattagemma e della sua intenzione, e non pensando più a risuscitare la regina, si consolò come di solito accade: il tempo, i divertimenti e nuove pene gli fecero scordare le pene trascorse.»
— Questa storiella è graziosa,» disse Schahriar alla sultana delle Indie, «e lungi dall’annoiarmi, come voi credevate, essa m’interessò assai. Ma,» soggiunse il sultano, «la notte è poco inoltrata, e se la vostra memoria può fornirvi un altro racconto, io l’ascolterò con piacere.» Scheherazade, lieta che il sultano la invitasse egli medesimo a raccontare una nuova storia, cominciò la seguente in codesti termini:
STORIA
DI NAERDAN E DI GUZULBEC.
— Hussendgiar, ricco negoziante di gioie, abitava Erzerum: era già d’età avanzata, e da tutte le sue mogli non aveva ottenuta che una figlia, la quale, se non poteva soddisfare le sue speranze dal lato del commercio, lo rendeva però felice per le grazie, la beltà e lo spirito di cui natura avevala dotata.
«Essa aveva sei anni quando Alì, soprannominato Timur, amico intimo di Hussendgiar, morì, non lasciando sostanza alcuna all’unico suo figlio, malgrado la fama sempre avuta di ricco. Rendendo l’ultimo sospiro tra le braccia di Hussendgiar, Ali gli raccomandò il figliuolo, unico oggetto de’ suoi ram-