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«— Va bene,» disse Koulai, «ma quando vi si pensa, i piaceri della vita sono dessi puri? Son dessi veri beni quando questo timore li avvelena?

«— Io penso alla morte il meno che posso,» replicò il voluttuoso:

«— Fate ancor meglio, non pensatevi del tutto,» disse il saggio filosofo; «o, ciò che non è pur meno difficile, trovate il segreto di non morire. Io potrò allora far iscrivere il vostro nome sulla tomba d’Irandotta... e sarei fors’anco incerto. —

«Il voluttuoso se ne andò, cercando di non più pensare alla morte; ma ciò stesso era il pensarvi. Koulai si decise infine di por termine a quella specie di commedia, in cui rappresentava già da tre mesi una parte sì stucchevole. Recossi dal re, il cui dolore erasi già mitigato, e non temè di confessargli l’infruttuosità delle sue ricerche.

«— Ma alla fin fine,» disse il principe, «che bisogno abbiamo mai di tante indagini e tanti interrogatorii? Perchè non ponete voi sulla tomba della regina i nomi di due vostri confratelli, ed il vostro pel primo?

«— Ah! signore, i filosofi sono uomini come gli altri: essi s’ingannano sovente e mentono talvolta. Per quanto mi riguarda, io ho lavorato trent’anni ad acquistare la saggezza e la vera felicità; ma è pur troppo vero che non posseggo nè l’una nè l’altra.

«— Ma,» riprese il re, «nessuno è adunque compiutamente felice?

«— No, signore, giacchè bisogna confessarvelo: nessuno può essere felice su questa terra maledetta dal cielo. L’eroina che voi piangete, o sire, comprese di buon’ora tale verità, triste e salutare nello stesso tempo, e si sottomise coraggiosamente ai decreti del cielo. Facendo buon uso di una vita sparsa di piacere e di pene, essa ne meritò, senza