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dervi; ma godetene senza interruzione, senza distrazioni, in una perfetta solitudine. Uno basti all’altra: per due cuori innamorati, il resto del mondo è ben poca cosa. —

«Lieti di quei consigli, i due sposi corsero a gustare tutte le delizie d’una solitudine di otto giorni. Quanto furono dolci e vive il primo giorno! All’indomani lo furono meno; il dì dopo si annoiarono; il seguente cominciarono le querele, ed il quinto si divisero.

«Dopo i due sposi, due uomini di poca apparenza e di mesto aspetto, vennero a domandare a Koulai un istante di udienza. Erano fratelli, e fu il maggiore che prese la parola. — Noi siamo oscuri di nascita,» disse, «senza amici, e quasi senza averi, e nella piccola città che abitiamo, siamo appena conosciuti dai nostri vicini; in una parola, signor Koulai, noi non siamo felici, e molto ci manca; ma se piacesse al re, noi lo saremmo in breve, ed anche molto più che non abbisognerebbe per risuscitare la regina. Non si tratta che di affidare a mio fratello il governo della nostra piccola città, ed a me, le cui inclinazioni sono meno nobili e più sensuali, basterà darmi ventimila pezze d’oro.

«— Ciò che voi domandate è assai facile,» rispose Koulai,» ed io ne farò parola al re, il quale non vi rifiuterà sì piccola cosa; ma lasciate che v’imponga una condizione. Bisogna che mi conduciate, voi un uomo possessore di ventimila pezze d’oro, e voi, il governatore d’una città, piccola o grande, e che queste due persone siano perfettamente contente del loro stato. Io asseconderò allora i vostri desiderii, e la risurrezione della regina è immancabile; in vece di tre felici che cerchiamo, ne avremo quattro, il che sarà assai meglio.»