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recava, e pochi momenti dopo lo si vide ricomparire con Seifulmulok.

«Chesbal, Sarochanuam, e soprattutto Bedihuldgemal, gli dimostrarono il loro piacere pel suo ritorno. — Io vi trovo fedele,» le rispose il principe; «tuttociò che soffersi non è nulla per me. —

«Il re vincitore volle mettere alla prova il futuro genero, e giudicare se meritava, pel suo spirito, di diventargli parente: disse perciò al re di Kilsem d’interrogarlo. Questi ricusò dapprima; ma cedendo infine allo preghiere di Chesbal, chiese al principe d’Egitto qual fosse la cosa più naturale all’uomo. — La morte,» rispose il giovane. — Qual cosa è a desiderarsi più d’ogni altra al mondo? — La salute. — Sono in maggior quantità gli uomini o le donne sulla terra? — Le donne, essendovi un numero infinito di uomini che loro assomigliano per la mollezza. — Quando arriverà il dì dei giudizio? — Iddio solo lo sa,» rispose Seifulmulok.

«I sovrani, sorpresi da quelle risposte, lodarono moltissimo il giovane. Alla fine, Chesbal, vedendo che nulla opponevasi alla felicità di sua figlia ed al desiderio della madre, acconsentì alle nozze dei due amanti. Il re di Kilsem fu rimandato libero con ricchi doni. Il matrimonio si celebrò con molto splendore in mezzo a tutti i grandi della corte, che Seifulmulok aveva sedotti colle sue grazie sciolte e naturali.

«Trascorsi i primi giorni di matrimonio, Chesbal disse al genero: — Vostro padre è assai vecchio, e vorrebbe vedervi prima di morire; inoltre voi dovete consacrarvi ad un regno affidatovi dal cielo; partite adunque per andar a governarlo. Noi potremo rivederci quando ne piacerà: i viaggi più lunghi non sono per noi penosi. —