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mi diedero erba da mangiare; ma la gabbia essendo caduta un giorno di gran vento, io passai un braccio fuor dalle sbarre per cogliere qualche frutto.

«Le scimie, vedendo che le frutta mi piacevano, non me ne lasciarono più mancare. Alfine, si annoiarono di custodirmi, ed essendosi allontanate affatto, io ruppi la gabbia e fuggii. Mi caricai di tutti i frutti che potei raccogliere per via, e mi diressi verso il lido, ove trovai ancora i rottami che mi avevano colà portato. Ne approfittai per rimettermi in mare. La mattina dopo vidi un vascello; feci segno all’equipaggio, e mi fu mandata una scialuppa per prendermi.

«Quella nave era montata da negri che mi parvero ferocissimi. Un vento contrario li spinse sulla costa di Human, ove quasi tutti perirono. La gente del paese fecero schiavi i superstiti, e mi liberarono. Io vissi più d’un anno, ridotto a lavorare per vivere. Finalmente, trovata una carovana di mercanti che venivano in questa città, la seguii conducendo i camelli. Era risoluto di correre l’universo per ritrovarvi, e non tornare in Egitto senza vostre notizie. —

«Il principe, dopo quel racconto, abbracciò Said, lo vestì de’ suoi più begli abiti, e lo condusse dal re di Serendib, il quale volle udirne anch’egli la storia. Seifulmulok presentò quindi il suo amico a Melika, la quale sentì, appena lo vide, que’ moti segreti e quella dolce illusione che il principe degli spiriti non aveva mai potuto inspirarle. Said provò il medesimo sentimento per lei.

«Seifulmulok fu lieto di vedere l’amico amare la sorella di Bedihuldgemal; non potevagli succedere cosa più gradita: il loro amore cresceva di giorno in giorno, ed il principe, vedendo la loro felicità senza invidia, ne desiderava ardentemente una simile.

«Infine, Melika gli annunciò che la sorella doveva